Qualcuno ha mangiato la città

A Porto San Giorgio è arrivato airbnb, in una zona della città ben precisa, che è quella a sud, seconde case senza servizi dove d’inverno non vive praticamente nessuno. Nella stessa area è stato approvato un piano faraonico di riqualificazione urbana, una volta tanto il progetto è stato presentato in teatro con tutte le autorità, invece che in un piccolo render sulla stampa locale. Non è ben chiaro chi avrà i soldi per il nuovo porto, ma tanto per cambiare sono incluse aree residenziali, da realizzare al posto di uno spazio destinato a verde.
Da un anno all’altro il numero degli host Airbnb è aumentato considerevolmente, ma se guardiamo al tipo di residenze che sono disponibili notiamo che alcune di queste sono residenze di lusso, i famosi villini liberty sangiorgesi che si vogliono difendere dalla speculazione. Se airbnb nasce come un sistema per subaffittare il letto in più, da anni la piattaforma è cambiata, prima in un sistema per persone a basso reddito a cui fanno comodo un po’ di soldi in più, ormai è sempre più strutturato per l’hotellerie bene organizzata, spesso tramite agenzie, eludendo tutti i controlli.
Quando diciamo che Porto San Giorgio è vittima della vocazione turistica intendiamo che subisce la trasformazione sempre più evidente da città viva, fatta per i suoi abitanti, in una specie di villaggio turistico espanso, in cui ai proprietari conviene andare altrove e affittare la propria casa d’estate a prezzi esorbitanti.
In questo senso la scelta di abbassare l’IMU ai proprietari non residenti di immobili sfitti mostra come si voglia far piovere sul bagnato. E’ prevista “una riduzione al 37,5% dell’aliquota Imu per soggetti non residenti, su immobili non locati”, proviamo ad interpretare: un abitante che ha un secondo immobile sfitto paga il 100%, la seconda casa di un non abitante paga il 37,5%, sempre troppo per chi da anni usa la finta residenza del/la coniuge per non pagare affatto, ma non certo un regalo a chi in città ci vive davvero.
In aggiunta, un immobile sfitto è semplicemente tale perché nessuno ha la residenza a quell’indirizzo, come la maggior parte degli affitti estivi, che sono locati a nero e costituiscono il principale motivo della quasi totale impossibilità di trovare una casa in città, nonostante le migliaia di appartamenti vuoti.
Perché non fare un regalo al forestiero che di appartamenti da affittare a nero ne ha più d’uno, ma un solo coniuge?
Invece di contrastare un problema evidente, il fatto che in questa città non si può far altro che scappare, stiamo facilitando una speculazione che pur essendo al margine di una cosiddetta industria, ne rappresenta il lato oscuro:

  • svuota la città dai suoi abitanti
  • alza il costo della vita di tutti
  • costringe chi ha un basso reddito a farsi una vita altrove
  • non versa un euro nelle casse del Comune.
    Questa idea che i soldi dei villeggianti siano l’unica cosa a contare procede da decenni e continuerà fino a che tutto questo sistema mostrerà la corda, il problema non lo si ignora ma sembra non esserci alcuna alternativa, dunque se non lo si può contrastare, lo si facilita. Un meccanismo in cui l’amministrazione più che un complice sembra un ostaggio.
    Il processo è iniziato da mezzo secolo, Porto San Giorgio ormai non ha più industrie, ha sempre meno pesca e si è finito il territorio che una volta era agricolo, l’unica idea è l’accoglienza, diversi generi di, dal turismo estivo ai locali notturni, ai congressi (di qui il Porto che non a caso nelle intenzioni ha sia un centro congressi che una spa).
    Sempre più attività storiche sono sostituite da ristorantini, l’ultimo caso è al mercato coperto, dove l’arrotino chiude e prende il suo posto un bar di tapas (immaginiamo tipico sangiorgese), nonostante la regola che per avere un banco al mercato, dove gli affitti sono calmierati, bisogna essere produttore o distributore.
    Questa spirale discendente si può contrastare, in una città che da tempo non pubblica il bilancio perché ha smesso di richiedere la tassa sull’occupazione del suolo, che fa pagare l’immondizia prodotta dalla ristorazione in buona parte ai residenti, che facilita il suo depauperamento perché dice di non avere alternative.
    Si inizi a non facilitare questo gioco al massacro che mira soltanto a rendere più semplice la vita del piccolo imprenditore, solo per paura che vada altrove. S’inizi a non girare lo sguardo di fronte al settore alberghiero che preme per la propria trasformazione in residenziale, consapevole che la città è ormai un albergo diffuso, esentasse. Si incrocino i dati del censimento, invece di aver paura che lo Stato centrale si accorga che i Sangiorgesi sono molti meno di quanto risulta agli atti.
    Per contrastare questa deriva, basterebbe occuparsi di politiche che riguardino gli abitanti.

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